COL FAVORE DELLA NOTTE. EROS, AMICIZIA E RACCONTI.
Jimmy Beaulieu
Jimmy Beaulieu
Col favore della notte
Ed. Coconino Press
Titolo originale: À la faveur de la nuit
112 pagine
Il graphic novel erotico per me è sempre interessante. Per l'evidente motivo che - oltre alle parole - ci sono anche i disegnini, certo. Ma anche perché - rispetto al classico romanzo - di solito mette in scena storie avventurose e rocambolesche, e non resoconti di relazioni (più o meno) malsane. Mi piacerebbe vederne di più in giro, e mi piacerebbe che fossero aggraziati e divertenti come questo.
"Col favore della notte" non ha una vera trama: è un mosaico di fantasie e racconti, con il filo conduttore di due donne che aspettano nella stanza di un motel e si raccontano storie.
Man mano, scopriremo perché sono lì, chi aspettano, e di che storia più grande fanno parte.
L’autore ha usato questo espediente per legare fra loro dei raccontini disegnati per varie occasioni, pagine sparse e divertissements.
E forse questo causa il particolare incanto del libro, che è leggero, e quasi leggiadro, senza l’impegno di una narrazione strutturata. I personaggi stessi sono fluidi, le fanciulle del filo conduttore si confondono con quelle dei racconti incastonati. L’atmosfera è di erotismo giocoso - merce rarissima per il pubblico femminile (torneremo su questo argomento).
I disegni morbidi e i corpi - che bello! morbidi! - delle protagoniste si intrecciano, si provocano, si danno piacere in modo malizioso e non premeditato, allegro e naturale.
L’unico uomo della narrazione fa una meschina figura, e quasi non conta. È nella sua area che convergono sensi di colpa, frustrazione, incapacità e furia. Le donne sono leggerezza, allegria, consapevolezza: in una notte di angoscia, rifiutano di avere paura, ingannano l’ansia con un incantesimo di narrazione.
L’atmosfera fra le due protagoniste è complice, rilassata: due donne che giocano con l’eros e le parole.
Sono lesbiche? No.
Fanno sesso fra loro? Anche, sì.
Per gioco, per piacere, perché viene loro naturale.
Sono amiche? Di certo, e anche di più: sono complici non solo nella stanza da letto, ma anche nelle rapine che - si capisce - hanno commesso. Non sono due casalinghe o impiegate, ma rapinatrici in fuga.
E invece di precipitare in un vortice di violenza autodistruttiva in stile “Reservoir dogs”, si intrattengono in un’atmosfera da boudoir.
A suo modo, è una rivoluzione. Come è rivoluzionario il modo libero, leggero con cui è trattato l’eros.
Nei romanzi erotici per donne, di solito, il sesso ha la leggerezza di una lapide marmorea: è una scelta importantissima, definitiva. Non va mai disgiunto dall’Amore con la A maiuscola: l’investimento emotivo è soverchiante, e seppellisce ogni possibile risvolto ludico.
È vero che Beaulieu non ha disegnato specificamente per un pubblico femminile, e proprio per questo trovo che le sue pagine siano una boccata d’aria fresca per ogni lettrice.
Qui si fa sesso - delicatamente - o vi si allude, in molti modi e con molte persone, con la consapevolezza che si tratta di un aspetto della vita: piacevole, bello e divertente, come tante altre cose.
I disegni sono espressivi, a tratti morbidi e rotondeggianti, quasi buffi, a tratti più forti e marcati. La grana della matita, della china e del colore crea contrappunti fra pastosità e leggerezza aerea. Il colore blu domina il racconto principale, e contribuisce a creare un'atmosfera notturna che rende ancora più tagliente il contrasto con le tavole finali.
In coda, una lunga postfazione dell’autore racconta il making-of del libro, completandolo con numerosi disegni, schizzi e tavole rimaste fuori dalla versione finale. Il racconto di Beaulieu è gradevolmente autobiografico e ci rivela fra l’altro che una tavola è stata censurata durante un festival: l’unica, naturalmente, con un nudo maschile. I lettori di fumetti non storcono certo il naso di fronte alle fanciulle svestite, in qualsiasi posizione siano. Ma un pisello! Eretto! Dio mio, è scandaloso. Il che forse spiega perché i graphic novel erotici di qualità scarseggiano? Troppa censura, troppi stereotipi di genere?
Oppure siamo noi a non conoscerne?
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