giovedì 27 dicembre 2012

Un Harmony atipico: l'imbranato e la puttana.

copertina edizione italiana
Copertina "Il fiore del desiderio"
ed. italiana.

A precious Jewel, di Mary Balogh, 1993. Ripubblicato negli USa da Bantamdell, 2012. (Traduzione Italiana: Il fiore del desiderio, Pubblicato come allegato di Intimità, 1997).

Questo non è un romanzo rosa. È un divertissement dell'autrice che si diverte a costruire una storia su un personaggio minore di un suo libro molto popolare.
Il che le garantisce una maggiore libertà, come se avesse già "fatto i compiti" e ora potesse dedicarsi a ricercare qualcosa che non necessariamente si confà ai gusti del grande pubblico (nella prefazione, la signora ammette candidamente che non si aspettava affatto che il libro venisse pubblicato perché "il protagonista è un maschio beta e la protagonista è una puttana"). 
Il che, come potete immaginare, porta con sé alcuni aspetti fuori del comune. 
Non aspettatevi però fuochi d'artificio: tutto si svolge nel più tranquillo dei modi, nella più placida ambientazione Regency, fra Londra e la campagna inglese; insomma, la stessa verve rocambolesca di un romanzo di Jane Austen. 
Eppure, non ci si annoia per nulla.
I punti di forza sono due: la particolarità dei personaggi e la capacità introspettiva della narrazione. 
La protagonista è (vivaddio) per l'appunto una puttana. La parola in inglese è "whore", e viene usata con autoconsapevolezza da lei e da altri personaggi più di una volta. 
Ovviamente, è una nobildonna che si è trovata senza un soldo alla morte inattesa del fratello, quindi sa leggere, scrivere, cantare e dipingere. 
Non così ovviamente (non succede mai in questo genere di romanzi) quando la incontriamo non è affatto vergine e lavora già da qualche mese nel bordello più esclusivo della città. 
Il protagonista maschile, dal canto suo, non è né particolarmente bello, né particolarmente sveglio. 
È un nobile mezzo imbranato con problemi relazionali e carenza di autostima, oltre che di fiducia nei confronti delle donne in particolare. Ci mette dei mesi a capire concetti semplici come "sono innamorato" oppure "mi manca". Si capisce, e lo ammette lui stesso, che la ragazza è molto più in gamba di lui. 
La nostra protagonista poi (e qui siamo al colmo della stranezza) è una ragazza pratica. Si innamora del nostro simpatico bamboccione, che è un suo cliente, ma continua a fare piani per cavarsela senza di lui. E quando pensa di non vederlo mai più, tutto sommato si rifà una vita più che dignitosa in un cottage sul mare. 
Mi piace molto (e si capisce che piace anche all'autrice) il suo rifiuto di drammatizzare troppo e di piangersi addosso. 
Del genere, "ne ho viste di brutte, ma so che posso sopravvivere e restare me stessa". Forza d'animo, istinto di sopravvivenza, capacità di accettare la realtà - uniti a un sottile senso dell'umorismo. Francamente, per la protagonista di romanzo rosa, le trovo tutte novità sorprendentemente piacevoli. 
La cosa strana è che, nonostante la professione della nostra eroina, di sesso ce n'è ben poco. 
Ovvero, se ne fa moltissimo, ma lo si descrive poco: e se ne parla in modo diretto, con descrizioni ridotte all'essenziale non mirate a eccitare particolarmente la fantasia. 
Per una volta, è la descrizione del sesso che è funzionale al racconto, e non viceversa (ho in mente invece trame costruite apposta per far cadere la protagonista mezza svestita nelle braccia dell'eroe di turno, con premeditato sprezzo di ogni legge fisica e razionale). 
Ma se c'è così poco sesso, poca avventura, poco "romance", perché diavolo ve ne sto parlando?
Be', per esempio perché è la prima volta che mi capita di leggere (in questo genere di romanzi) di un uomo che fa l'amore… male. Nel senso, da incapace. Poi, piano piano, impara; impara perché si innamora, quindi la donna che gli è accanto smette di essere una "funzione" e diventa una persona. E questa consapevolezza porta con sé naturalmente il desiderio di farle piacere, anche se, all'inizio, con tutta la goffaggine del caso. A modo suo è una situazione molto toccante. E anche, direi, piuttosto frequente.
Il che vale per tutto il resto del romanzo. Impossibile non affezionarsi a questa coppia così poco stereotipata. L'autrice ha fatto un buon lavoro, e (esagerando un po'), c'è quasi la stoffa di una Jane Austen in "Persuasione". Mezze tinte, situazioni realistiche, una profonda conoscenza dell'animo umano. Un personaggio femminile disilluso e pieno di dignità, capace di innamorarsi ma non di abbandonarsi alla speranza. Un personaggio maschile capace di innamorarsi, ma non di autorizzarsi a sentirsi amato. 
Non il massimo per un romanzo d'intrattenimento? Ve lo concedo. 
Però è lecito, dopo qualche centinaio di duchi bellissimi e brillanti, di nobildonne magari un po' tocchicciate, ma tutto sommato verginissime, e però voluttuosissime…. dopo centinaia di amplessi perfetti in cui tutto è - da subito! paradisiaco… Insomma, è divertente farsi raccontare un altro tipo di storia, e per una volta fare il tifo per i secondi, invece che per gli eterni primi. 

Una chicca: cliccate per leggere il risvolto di copertina (grondante imbarazzo e ipocrisia) che gli aveva appiccicato Intimità quando lo pubblicò nel 1997. Solo 15 anni fa, ma sembrano 65.

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